IL SORPRENDENTE CASO DEL PIROSCAFO “CONTE VERDE”

Senza titolo

Senza titolo   E’ una cosa veramente strana che un caso più unico che raro, come quello accaduto sul piroscafo Conte Verde del Lloyd Triestino, nei mari della Cina, sia sfuggito completamente alla stampa italiana che si occupa di cose marinare.

A dire il vero, anche l’altra stampa, quella locale di Trieste, porto d’armamento della nave, ne ha parlato pochissimo, senza entrare nei dettagli e senza far risaltare, dal punto di vista marinaresco, la bellezza dell’atto o più di tutto dal comandante della nave.

Che sia proprio fatale il disinteressamento della vita del mare nella nostra stampa, quando invece parecchi giornali esteri, come quelli di Singapore, di Shanghai e di Bomhay ne parlarono con entusiasmo riportando in grande le fotografie della bella nave italiana e del suo comandante?
Il 10 aprile c.a. (1939) nel mentre il grande espresso Conte Verde filava alla velocità di 19,1/2 miglia tra Manilla e Singapore, il comandante Alcide Valcini veniva informato alle ore 07.45, che da circa un’ora non si era veduto il cameriere di bordo Cebular Antonio. Egli era stato veduto l’ultima volta alle 6,45, mentre stava pulendo i finestrini del portello laterale situato all’incirca sotto il ponte di comando.
Soffiava forte vento dal Nord, e quindi la nave correva col vento in poppa rollando dolcemente sul mare discretamente agitato.
Il comandante non ebbe un momento di esitazione: fece un rapido calcolo, e partì dalla supposizione che il Cebular doveva essere, in quel momento, circa 25 miglia distante dalla sua nave. Ordinò subito di mettere la prua nella precisa rotta contraria, tenendo conto beninteso del giro fatto per entrare in controcorsa, e degli spostamenti dovuti al mare grosso ed al governo. Egli calcolò che avrebbe dovuto trovarsi sul posto del naufrago circa alle ore 9,20.
Ma quanto poteva avvicinarsi alla realtà questo calcolo approssimativo? In che momento preciso era caduto in mare il Cebular? Un errore di 3 minuti, data la velocità del Conte Verde, significa 1 miglio più in avanti o più indietro! E nessuno aveva veduto cadere in mare il Cebular. Egli forse era stato travolto dalle eliche! Mille pensieri affannosi devono aver affollato il cervello del cap. Valcini, ma il suo grande cuore di marinaio italiano non ebbe un secondo di titubanza; tutto bisognava provare per salvare l’uomo mancante. E’ facileimmaginare l’orgasmo che regnava a bordo per l’arduo tentativo di salvataggio: tutti i numerosi passeggeri si erano appostati con cannocchiali ed apparecchi fotografici lungo i fianchi del piroscafo, per aiutare le vedette poste dal comandante sugli alberi e sul ponte di comando; due imbarcazioni, una per ciascun lato della nave, stavano pronte sulle gru, con armamento al completo, compreso il medico, per essere ammainate.
Alle ore 9,20 furono fermate le macchine e centinaia di occhi scrutavano ansiosamente il mare agitato. Il cap. Valcini ordinò allora di eseguire un giro completo col timone a sinistra, poi un altro a dritta, poi un terzo a sinistra. Già aveva dato l’ordine di fare l’ultimo giro a dritta, quando erano già perdute tutte le speranze di salvare il Cebular, allorché, – per quale ispirazione ? – diede un contrordine: tutto a sinistra!

Ed ecco, dopo pochi secondi, a soli 40 metri dalla nave un uomo che nuotava disperatamente solo in mezzo all’oceano o da circa a quattro ore!

Un urlo delirante di gioia corse per tutta la nave. In un attimo fu gettato un salvagente in prossimità del naufrago, che subito ne fece uso, e poco dopo gli si accostava una imbarcazione e, he lo prese a bordo. Il medico gli fece subito una iniezione, e l’uomo dal cuore di acciaio fu in breve sulla tolda del Conte Verde.

Nel mentre il Conte Verde riprendeva la sua corsa per Singapore, il Cebular raccontò che, sporgendosi un po’ fuori per lucidare un ottone, gli mancò l’equilibrio per una brusca rollata della nave, ciò che lo fece cadere a mare. Egli cadde con la schiena sulla seconda onda formata dalla prua, e ciò fu la sua fortuna perché da questa venne allontanato dallo scafo e quindi dall’elica Egli vide con terrore allontanarsi e poi sparire la grande nave bianca, ma si mantenne a galla fiducioso che il suo capitano non lo avrebbe abbandonato, appena si fosse accorto della sua sparizione. Non pensò ai pescicani, fortunatamente non incontrati, ma dovette lottare con i gabbiani che ripetutamente gli beccavano la testa e le spalle, tanto che ne porta ancora i segni.

Quando rivide il Conte Verde che ritornava sui suoi passi, si rincuorò vedendo confermata la fiducia che aveva nel suo comandante, ma allorché la nave si accingeva a fare il quarto di giro a dritta, comprese che dall’alto non lo avevavno scorto e perdette il coraggio.
Egli soffre ancora il male alla schiena per la caduta, ma nel resto non ha altri disturbi.

Il Cebular è un triestino di trentadue anni, padre di un bambino.
Al prode com.te Valcini sono giunti moltissimi elogi telegrafici e scritti, tra cui vanno menzionati specialmente quello del conte Galeazzo Ciano, quello dell’Ammiraglio di Venezia, quello del Commendatore Angeloni della R.Anbasciata di Tokio e del Colonnello Scalise aiutante di S.M., pure addetto all’Ambasciata di Tokio
La grande perizia marinara ed il fine intuito del com.te Valcini, aiutati da una sublime ispirazione, meritano di esser resi di pubblica ragione.

di Fragiacomo

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