L’International maritime organization conferma di considerare i marittimi come lavoratori essenziali, “key workers”. I lavoratori marittimi di ogni ordine e grado vivono in un ambito ristretto: la nave dove per ovvie ragioni, non è materialmente possibile rispettare il distanziamento. Mettiamoci anche che le navi toccano diversi porti di tutto il mondo, che i lavoratori marittimi al fine di esplicare le loro mansioni vengono a contatto con persone e cose in ogni dove, sulle banchine, siti vari portuali, contatti con indigeni e quant’altro.
Detto quanto sopra, immaginiamo che un marittimo contragga a terra l’infezione COVID – 19, la nave parte e dopo pochi giorni ci ritroviamo parte dell’equipaggio contagiato, magari in mezzo all’oceano. Adesso chiediamoci come sarebbe possibile gestire una condizione di emergenza sanitaria di questa natura e di questa portata e quali potrebbere essere le conseguenze.
Infine cerchiamo di capire come è possibile che gran teste di scienziati non hanno percepito la necessità che i lavoratori marittimi devono essere vaccinati con priorità assoluta rispetto alla maggioranza delle altre categorie di lavoratori, come per esempio gli amministritavi degli ospedali e case di cura.
Il quesito non è semplice, a meno che non pensiamo che le “teste di scienziati” non abbiamo mai visto una nave, o che non sappiano che in esse vivono e lavorano esseri umani in un ambito relativamente ristretto.
Auspichiamo che le “teste di scienziati” e con loro le ” teste di politici” si facciano una passeggiata in porto, rendendosi così conto della loro inadeguatezza.
Si invitano le associazioni e sindacati del cluster marittimo a far loro la seguente nostra richiesta: “I lavoratori del mare devono essere vaccinati subito e in ogni caso prima di imbarcare”.
Randagio Blogini