La Commissione europea ha proposto oggi 8 marzo un piano pluriennale per gli stock ittici del Mediterraneo occidentale. Il piano si applica alle specie demersali, che vivono e si alimentano sui fondali marini e costituiscono un’importante fonte di reddito per i pescatori di questa regione. Sulla base dei dati più recenti si stima che nel 2015 i pescherecci francesi, italiani e spagnoli abbiano sbarcato circa 100 000 tonnellate di specie demersali, per un valore di 675 milioni di euro. Le catture di tali stock si sono ridotte in misura significativa, di circa il 23% dall’inizio degli anni 2000. A questo ritmo, entro il 2025 oltre il 90% degli stock valutati sarà sovrasfruttato. Senza lo sforzo collettivo previsto dal piano, circa 1 500 pescherecci saranno esposti a un rischio finanziario da qui al 2025. La proposta odierna mira a riportare questi stock a livelli tali da garantire la sostenibilità socio-economica del settore e gli oltre 16 000 posti di lavoro che ne dipendono.
Karmenu Vella, Commissario responsabile per l’Ambiente, gli affari marittimi e la pesca, ha dichiarato: “Il piano pluriennale proposto oggi dà seguito diretto alla dichiarazione MedFish4Ever del 2017 e mira a raggiungere il livello degli stock ittici necessario per evitare la perdita di posti di lavoro e per sostenere settori economici importanti che dipendono dalla pesca. Esso costituisce il primo passo verso l’instaurazione di un settore della pesca più sostenibile nel Mediterraneo. Dobbiamo agire, e dobbiamo farlo con urgenza. Solo allora potremo garantire il nostro comune obiettivo di disporre di un settore della pesca in grado di sostenere i pescatori e l’economia negli anni a venire”.
La proposta è incentrata sui seguenti elementi:
- stabilire obiettivi di pesca per gli stock demersali più importanti sotto il profilo commerciale: nasello, triglia di fango, gambero rosa mediterraneo, scampo, gambero viola e gambero rosso;
- semplificare la gestione della pesca istituendo un unico quadro normativo principale. Il piano, coordinato a livello dell’UE, si applicherà a tutti i pescherecci operanti nella regione con reti da traino. Ogni anno, sulla base dei pareri scientifici, il Consiglio fisserà lo sforzo di pesca massimo consentito, espresso in giorni di pesca, attribuito a ciascuno Stato membro per ogni categoria di flotta;
- ridurre l’attività di pesca nel primo anno di applicazione del piano, in linea con i pareri scientifici, per ovviare allo stato di grave depauperamento della maggior parte degli stock demersali;
- limitare la pesca a strascico sul fondale marino fino a 100 metri di profondità dal 1º maggio al 31 luglio di ogni anno, riservando la fascia costiera ad attrezzi più selettivi. Questo consentirà di proteggere le zone di riproduzione e gli habitat sensibili e di rafforzare la sostenibilità sociale della pesca artigianale;
- istituire una cooperazione regionale tra Francia, Italia e Spagna. Gli Stati membri interessati potranno adottare disposizioni per l’attuazione dell’obbligo di sbarco e misure tecniche di conservazione in stretta collaborazione con il settore della pesca.
La proposta odierna, con il suo approccio a lungo termine, promuove la stabilità e la trasparenza, in quanto consente ai tre Stati membri interessati di adeguare di comune accordo gli obiettivi di pesca riportandoli a livelli sostenibili tramite il Consiglio. L’approccio seguito è conforme a quello di altri piani pluriennali dell’Unione, con particolare riguardo al recente accordo raggiunto dal Parlamento europeo e dal Consiglio sul piano per il Mare del Nord.
La proposta della Commissione è ora all’esame del Parlamento europeo e del Consiglio dell’Unione europea.
Contesto
Il piano pluriennale proposto oggi è il quarto adottato in linea con la politica comune della pesca, dopo i piani per il Mar Baltico, il Mare del Nord e il Mare Adriatico. Esso si applica alle acque del Mediterraneo occidentale, che comprendono il Mare di Alboran settentrionale, il Golfo del Leone e il Mare Tirreno, l’arcipelago delle Baleari, la Corsica e la Sardegna, e interessa principalmente Francia, Italia e Spagna. Nel 2015 la flotta soggetta al piano pluriennale contava circa 10 900 imbarcazioni, per il 50% italiane, il 39% spagnole e l’11% francesi (relazione economica annuale 2017).
La politica comune della pesca prevede che i piani pluriennali contribuiscano a instaurare una pesca praticata a livelli sostenibili e definiscano misure intese ad attuare l’obbligo di sbarco, misure tecniche e misure di salvaguardia per l’adozione di eventuali interventi correttivi.
La proposta è stata oggetto di una valutazione d’impatto approfondita ed è basata sui migliori pareri scientifici disponibili formulati dal Comitato scientifico, tecnico ed economico per la pesca (CSTEP). Ampie consultazioni hanno avuto luogo con il Consiglio consultivo per il Mediterraneo, che ha formulato il suo parere nel novembre 2017. Inoltre, nel 2016 si è svolta una consultazione pubblica della durata di quattro mesi.