Helsinki, 26 agosto 1965. Subito dopo l’ormeggio del Vespucci alla banchina di rappresentanza del porto di Helsinki per una sosta di quattro giorni durante la crociera estiva 1965, come d’abitudine salgono a bordo i giornalisti della stampa locale per una visita e un primo contatto con la nave. Ne arrivano una decina, la maggior parte dei quali aveva conosciuto il capitano di vascello Agostino Straulino, durante l’Olimpiade del 1952.
Il Comandante, notoriamente piuttosto riservato e di poche parole, si intrattiene con loro in maniera molto cordiale, rivivendo probabilmente i non dimenticati giorni olimpionici, e infine li invita a colazione. Durante il pasto gli ospiti approfittano della calda atmosfera di simpatia creatasi, forse, con la complicità del menù preparato dal cuoco annaffiato dal Chianti della riserva di bordo, riescono a strappare a Straulino una dichiarazione estremamente impegnativa ed incauta al tempo stesso: il giorno della partenza il Vespucci sarebbe uscito dal porto impiegando esclusivamente le vele.
I giornalisti non si laciano sfuggire questa occasione per imbastire un vero e pprorio scoop, cosicché il mattino successivo sull’Helsingin Sanomat compare nella cronaca cittadina una notizia riportata con grande evidenza: “Straulino domani mattina salperà a vela”.
A bordo, da un lato la soddisfazione per la visibilità data alla notizia della sosta in porto dove gli arrivi delle navi-scuola straniere erano generalmente relegati in fondo pagina, ma dall’altro la viva preoccupazione che si trattasse di una impresa ai limiti dell’impossibile, poiché gli stessi giornali, oltre a ricordare i fasti olimpionici del nostro velista, precisavano che a memoria d’uomo nessun veliero così grande era riuscito a partire a vela dalla banchina di rappresentanza senza l’aiuto dei rimorchiatori, considerata la difficoltà del percorso d’uscita, comprendente anche una virata di 90 gradi. Oltre a ciò la stagione estiva non avrebbe davvero favorito la scommessa, dal momento che in quella stagione il vento nelle ore mattinali, si faceva quasi sempre desiderare.
Ma ormai la notizia era di dominio pubblico e non ci si poteva più tornare indietro.
Il giorno della partenza, fissata alle 10 del mattino, la banchina comincia a popolarsi di buonora: famigliole con bambini e carrozzelle al seguito, qualche vociante scolaresca, gruppi di sempre folkloristici connazionali e poi numerosi rappresentanti della marineria locale, facilmente distinguibili per i tradizionali blusotti gialli, ansiosi di vedere come sarebbe andata a finire e sicuramente molto pessimisti circa il buon esito della manovra: “Questi italiani…”
Sveglia alle 07:30 e posto di manovra generale alla vela. Così, alle 09:00 tutte le vele sono alzate e bordate ed allievi ed equipaggio sono pronti ai bracci per la manovra. Purtroppo di vento neppure l’ombra: una desolante calma piatta assoluta. Straulino sale in plancia a poppa, dove sono radunati gli ufficiali, tutti per la verità con un’espressione a dir poco preoccupati, ed è calmissimo come sempre.
“Verrà, verrà…” borbotta sornione, quindi si porta sull’aletta di plancia lato banchina dove il pubblico, riconosciutolo, lo saluta a gran voce. Poi, il silenzio più assoluto, mentre in lontananza si stagliano le sagome di due rimorchiatori inviati dalla Capitaneria di Porto affinchè, con la dovuta discrezione, si tenessero pronti ad intervenire nel caso di una molto probabile emergenza.
Un quarto d’ora dopo le nove lungo come un secolo, improvvisamente, velacci e velaccini cominciano a gonfiarsi sia pure in maniera quasi impercettibile, per via di una brezzolina che è l’avanguardia di un venticello sempre più consistente, con netta tendenza a rinforzare, proveniente oltretutto proprio dal lato banchina. Fatto sta che già una decina di minuti prima dell’ora di partenza le vele sono sufficientemente gonfie e così, mollati gli ormeggi ed orientati i pennoni, il grande scafo comincia a muoversi in perfetto orario.
Percorso il primo rettilineo, la velocità è tale da consentire il viramento di bordo per imboccare l’uscita. Manovra non facile, ma eseguito in tempo record da un equipaggio entusiasta per questo provvidenziale…miracolo meteorologico, riesce perfettamente, sia pure a qualche metro da un paio di piroscafi ormeggiati in andana. Poi il Vespucci punta la prora deciso verso il mare aperto, mentre a bordo si percepisce l’eco di un fragoroso applauso proveniente dalla banchina.
Applauso confermato dalla lettura dell’Heldingin Sanomat del 30 agosto (consultato durante la successiva sosta del vespucci a Stoccolma, dove il giornale finlandese giunge via aerea) comprendente una dettagliata descrizione in toni encomiastici dell’evento, autorevolmente commentata dal capo dei piloti del porto e conclusa con una sintetica frase così traducibile: Straulino ha colpito ancora!
Claudio Ressmann
Il Comandante Straulino morì a Roma nel 2004, io ebbi la fortuna e l’onore di avere con lui un breve incontro e da esso il ricordo di una stretta di mano energica e generosa che gelosamente custodisco nella mia memoria.
Randagio Blogini