Il nostro cluster marittimo vanta ottimi armatori, sensibili ai cambiamenti, ai novelli sistemi tecnologici e alle normative che regolano il buon andamento della loro attività professionale, armatori che applicano il principio della leadership e teamwork, che a testa alta siedono agli stessi tavoli della blasonata categoria armatoriale internazionale. Questi stessi armatori affidano le loro navi ad abili comandanti assunti per meritocrazia e per la loro innata indole al comando. In sostanza questa è la buona marineria, quella seria, quella che ci inorgoglisce.
Poi abbiamo anche a che fare con altri armatori e con altri comandanti che nulla hanno a che spartire con i precedenti. Armatori che tronfi della loro ricchezza economica trattano con arroganza i loro subalterni, si circondano di lacchè e ruffiani che di presenza manifestano rispetto e riconoscenza per il padrone, per poi nella loro mente augurargli le peggior cose dalla vita. Lavoro di gruppo ? Obiettivi comuni da raggiungere? Coinvolgimento emozionale nella gestione dell’armamento? Nulla di tutto questo, solo arroganza: “Qui comando io, se vi va bene è così altrimenti quella è la porta !” Comandanti che nulla hanno a che fare con il sano principio per cui colui il quale è posto a capo della spedizione deve essere una persona autorevole, che ha autorità, per la carica che riveste, per la funzione che esercita, per il prestigio, il credito, la stima di cui gode. Invece scopriamo che questi pseudo comandanti sono autoritari, che impongono fermamente e talora duramente o dispoticamente la propria volontà su chi gli è sottoposto. Nulla a che fare con i sani principi della leadership e teamwork. Servi del padrone a cui non basta porsi a 90°, fanno di più e di peggio, arrivano a dire e scrivere il falso per accontentare il loro padrone. Poi alla fine, questi inetti, quando al padrone non servono più vengono gettati nella spazzatura che a dir il vero è il loro naturale habitat.
Impariamo a distinguere, concediamo la nostra fiducia e il nostro ben guadagnato professionale lavoro a chi lo merita. Dobbiamo essere fieri di noi stessi, essere un buon esempio di vita e se pur viviamo in periodo di crisi economica, la stessa è anche una opportunità facendo essa da spartiacque tra le mezzepippe e i professionisti del mare.
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Ad maiora…!